Sant’Antimo
La storia dell’abbazia di Sant’Antimo
La fondazione dell’abbazia imperiale di Sant’Antimo è tradizionalmente attribuita a Carlo Magno, anche se la prima attestazione risale all’anno 813 in un diploma dell’imperatore Ludovico il Pio. Nel corso del IX secolo l’abbazia, grazie ai privilegi imperiali ed all’acquisizione delle reliquie di Sant’Antimo, consolidò il suo prestigio e, nell’XI secolo, per la vicinanza alla via Francigena, si trovò inserita nel sistema dei grandi itinerari di pellegrinaggio europei. L’attività di assistenza e cura dei pellegrini fece moltiplicare le donazioni a favore dell’abbazia, che divenne una delle più potenti fondazioni monastiche della Toscana con estese proprietà nel Senese e nella Maremma.La ricca elargizione da parte del conte Bernardo degli Ardengheschi all’abbazia permise, negli anni immediatamente successivi al 1117, l’edificazione della nuova chiesa abbaziale,in sostituzione di quella più antica, la cosiddetta Cappella Carolingia, ancora oggi visibile. Nel nuovo edificio si condensarono le principali esperienzedellacultura romanica italiana ed europea di matricecluniacense.I suoi caratteri risentono, come nessun’altra costruzione in Toscana, di una marcata impronta francese fortemente mediata, tuttavia, dalla tradizione architettonica locale, influenzata dalla cultura artistica lombarda.Lo schema basitale, a tre navate con deambulatorio e cappelle radiali, si ispira alle grandi chiese di pellegrinaggio di matrice francese, come anche il notevole slancio ascensionale della navata centrale e la decorazione plastica con motivi geometrici e fitomorfici di eccezionale qualità, da cui emerge il capitello con Daniele nella fossa dei leoni attribuito al maestro di Cabestany, attivo in più luoghi d’Europa. Di derivazione lombarda sono, invece, l’alternarsi di colonne e pilastri cruciformi, alcuni elementi decorativi, come i capitelli del deambulatorio, ed il campanile. Le consistenti spese sostenute per la costruzione dela nuova chiesa, causarono una precaria situazione economica, documentata già nel 1163, che segnò l’inizio della decadenza dell’abbazia benedettina, affidata nel 1291 ai frati Guglielmiti e soppressa nel 1462 da papa Pio II.
La storia dell’abbazia di Sant’Antimo
La fondazione dell’abbazia imperiale di Sant’Antimo è tradizionalmente attribuita a Carlo Magno, anche se la prima attestazione risale all’anno 813 in un diploma dell’imperatore Ludovico il Pio. Nel corso del IX secolo l’abbazia, grazie ai privilegi imperiali ed all’acquisizione delle reliquie di Sant’Antimo, consolidò il suo prestigio e, nell’XI secolo, per la vicinanza alla via Francigena, si trovò inserita nel sistema dei grandi itinerari di pellegrinaggio europei. L’attività di assistenza e cura dei pellegrini fece moltiplicare le donazioni a favore dell’abbazia, che divenne una delle più potenti fondazioni monastiche della Toscana con estese proprietà nel Senese e nella Maremma.La ricca elargizione da parte del conte Bernardo degli Ardengheschi all’abbazia permise, negli anni immediatamente successivi al 1117, l’edificazione della nuova chiesa abbaziale,in sostituzione di quella più antica, la cosiddetta Cappella Carolingia, ancora oggi visibile. Nel nuovo edificio si condensarono le principali esperienzedellacultura romanica italiana ed europea di matricecluniacense.I suoi caratteri risentono, come nessun’altra costruzione in Toscana, di una marcata impronta francese fortemente mediata, tuttavia, dalla tradizione architettonica locale, influenzata dalla cultura artistica lombarda.Lo schema basitale, a tre navate con deambulatorio e cappelle radiali, si ispira alle grandi chiese di pellegrinaggio di matrice francese, come anche il notevole slancio ascensionale della navata centrale e la decorazione plastica con motivi geometrici e fitomorfici di eccezionale qualità, da cui emerge il capitello con Daniele nella fossa dei leoni attribuito al maestro di Cabestany, attivo in più luoghi d’Europa. Di derivazione lombarda sono, invece, l’alternarsi di colonne e pilastri cruciformi, alcuni elementi decorativi, come i capitelli del deambulatorio, ed il campanile. Le consistenti spese sostenute per la costruzione dela nuova chiesa, causarono una precaria situazione economica, documentata già nel 1163, che segnò l’inizio della decadenza dell’abbazia benedettina, affidata nel 1291 ai frati Guglielmiti e soppressa nel 1462 da papa Pio II.
Diario di viaggio
È un luogo a me particolarmente caro e di grande suggestione sia per il visitatore credente e non. Arrivando dalla strada di Montalcino appare improvvisamente nel basso di una conca, il paese si trova al contrario nella sommità di una collina, l’abbazia di sant’Antimo è circonda da campi di ulivi nonche gli immancabili filari di vite, poco distante si trova Montalcino patrai del famoso vino Brunello. La cosa bella del luogo e che in considerazione di vincoli paesaggistici (lo penso io) non sono state costruite case nelle vicinanze per cui il luogo è rimasto praticamente immutato rispetto a quando arrivavano i pellegrini. L’abbazia di Sant’Antimo è visitabile per intero solo in certi orari della giornata ovvero quando non ci sono le funzioni religiose come la messa oppure le lodi. Di grande suggestione è la messa domenicale che ribadisco non deve essere considerato uno “spettacolo”, si svolge alle ore 11,00 ed è celebrata con canti Gregoriani, ho avuto modo di assistervi personalmente. Giungendo in questo luogo tra i più belli della Toscana è facile incontrare nei mesi estivi gruppi di Scout con i loro pesanti zaini, a Sant’Antimo c’è un centro di accoglienza per i medesimi. Varcando la soglia della chiesa si è “accolti” dal grande crocefisso in legno posto dietro l’altare che emana un grande senso di pace e spiritualità, altresì rimango colpito dalla semplicità del luogo ma al contempo dalla sua grande bellezza, provo da subito un senso di “tranquillità interiore” non sempre riscontrato in altri luoghi religiosi, probabilmente dovuto alla notevole presenza di turisti, scusate la licenza: nel mio peregrinare con la moto in Africa come in Italia mi sono sempre considerato un viaggiatore e non un turista. In questa chiesa vengono aspersi oli essenziali di lavanda, impossibile non sentirne il buonissimo profumo, questo è un luogo da “contemplare” restando in silenzio. All’interno se escludiamo 2 affreschi dietro l’altare non ve ne sono altri ai muri laterali, molto belli sono i capitelli posti sopra le colonne che sorreggono la struttura, all’entrata della chiesa molto belle sono le due acquasantiere sorrette da due grandi leoni scolpiti nella pietra. Sempre all’interno noto che alcune colonne poste dietro l’altare anno inciso scritte in latino, poi sotto l’altare c’è una piccola cripta a cui si accede scendendo alcuni scalini, mentre sopra gli scalini che portano all’altare leggermente sollevato dal pavimento anno inciso delle scritte in latino nella pietra, con una particolarità: c’è negli scalini una piccola finestrella con una grata che permette di vedere l’interno della cripta citata precedentemente. La parte dietro l’altare è molto bella ma è soffermandosi a guardare il grande crocefisso in legno d’ulivo che non si può rimanere indifferenti. Sarà la stessa croce, il profumo di lavanda che si respira oppure i canti in Gregoriano ma risulta per me difficile scrivere cosa provato in questi frangenti, cose molto soggettive. Seduto su una panca in legno a contemplare la chiesa e la grande croce noto da una piccola finestra dietro l’altare il classico cipresso in cima ad una collina, ormai un “marchio di fabbrica” per la Toscana. Altri particolari interni alla chiesa sono il soffitto che non presenta le classiche volte ma semplici travi in legno e mattoni comunque in sintonia con il luogo e le finestre che permettono alla luce di penetrare all’interno, non anno vetrate colorate. Esternamente degno di nota è il bel campanile nella cui parte inferiore ci sono in rilievo degli animali presenti pure dietro le navate della medesima chiesa, a lato di questa c’è pure una seconda piccola chiesetta che non è visitabile, la si vede sono da dietro l’abbazia.
Galleria fotografica
È un luogo a me particolarmente caro e di grande suggestione sia per il visitatore credente e non. Arrivando dalla strada di Montalcino appare improvvisamente nel basso di una conca, il paese si trova al contrario nella sommità di una collina, l’abbazia di sant’Antimo è circonda da campi di ulivi nonche gli immancabili filari di vite, poco distante si trova Montalcino patrai del famoso vino Brunello. La cosa bella del luogo e che in considerazione di vincoli paesaggistici (lo penso io) non sono state costruite case nelle vicinanze per cui il luogo è rimasto praticamente immutato rispetto a quando arrivavano i pellegrini. L’abbazia di Sant’Antimo è visitabile per intero solo in certi orari della giornata ovvero quando non ci sono le funzioni religiose come la messa oppure le lodi. Di grande suggestione è la messa domenicale che ribadisco non deve essere considerato uno “spettacolo”, si svolge alle ore 11,00 ed è celebrata con canti Gregoriani, ho avuto modo di assistervi personalmente. Giungendo in questo luogo tra i più belli della Toscana è facile incontrare nei mesi estivi gruppi di Scout con i loro pesanti zaini, a Sant’Antimo c’è un centro di accoglienza per i medesimi. Varcando la soglia della chiesa si è “accolti” dal grande crocefisso in legno posto dietro l’altare che emana un grande senso di pace e spiritualità, altresì rimango colpito dalla semplicità del luogo ma al contempo dalla sua grande bellezza, provo da subito un senso di “tranquillità interiore” non sempre riscontrato in altri luoghi religiosi, probabilmente dovuto alla notevole presenza di turisti, scusate la licenza: nel mio peregrinare con la moto in Africa come in Italia mi sono sempre considerato un viaggiatore e non un turista. In questa chiesa vengono aspersi oli essenziali di lavanda, impossibile non sentirne il buonissimo profumo, questo è un luogo da “contemplare” restando in silenzio. All’interno se escludiamo 2 affreschi dietro l’altare non ve ne sono altri ai muri laterali, molto belli sono i capitelli posti sopra le colonne che sorreggono la struttura, all’entrata della chiesa molto belle sono le due acquasantiere sorrette da due grandi leoni scolpiti nella pietra. Sempre all’interno noto che alcune colonne poste dietro l’altare anno inciso scritte in latino, poi sotto l’altare c’è una piccola cripta a cui si accede scendendo alcuni scalini, mentre sopra gli scalini che portano all’altare leggermente sollevato dal pavimento anno inciso delle scritte in latino nella pietra, con una particolarità: c’è negli scalini una piccola finestrella con una grata che permette di vedere l’interno della cripta citata precedentemente. La parte dietro l’altare è molto bella ma è soffermandosi a guardare il grande crocefisso in legno d’ulivo che non si può rimanere indifferenti. Sarà la stessa croce, il profumo di lavanda che si respira oppure i canti in Gregoriano ma risulta per me difficile scrivere cosa provato in questi frangenti, cose molto soggettive. Seduto su una panca in legno a contemplare la chiesa e la grande croce noto da una piccola finestra dietro l’altare il classico cipresso in cima ad una collina, ormai un “marchio di fabbrica” per la Toscana. Altri particolari interni alla chiesa sono il soffitto che non presenta le classiche volte ma semplici travi in legno e mattoni comunque in sintonia con il luogo e le finestre che permettono alla luce di penetrare all’interno, non anno vetrate colorate. Esternamente degno di nota è il bel campanile nella cui parte inferiore ci sono in rilievo degli animali presenti pure dietro le navate della medesima chiesa, a lato di questa c’è pure una seconda piccola chiesetta che non è visitabile, la si vede sono da dietro l’abbazia.
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Come arrivare a San’Antimo
Per chi proviene da Nord (Firenze) con la supestrada che porta a Siena, uscire a Siena – Sud e proseguire per la via Cassia, dopo Buonconvento, girare per Montalcino. Arrivati nella “patria” del famoso vino Brunello seguire le indicazioni per Castelnuovo dell’Abate oppure per Abbazia di Sant’Antimo.Per chi arriva dal Sud (Roma) tramite l’autostrada l’uscita consigliata è a Chiusi, proseguire per Chianciano Terme, quindi Montepulciano, Pienza, San Quirico d’Orcia, Montalcino ed infine Castelnuovo dell’Abate oppure Sant’Antimo.Tratto dal sito internet: www.avventuraitalia.it
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